
Con la fase 2 dell’emergenza coronavirus usciremo più di prima, e con noi usciranno mascherine e guanti, oggetti che fino a qualche mese fa erano appannaggio delle professioni sanitarie, e che ora sono diventati presidi indispensabili per la nostra sicurezza e per quella delle persone che incontriamo. Secondo uno studio del Politecnico di Torino, per la ripartenza serviranno un miliardo di mascherine e mezzo miliardo di guanti. Cosa fare di tutti questi materiali, destinati a diventare nel giro di poche ore (talvolta pochi minuti) nuovi rifiuti?
Esistono mascherine lavabili, e potendo scegliere sono sicuramente quelle più sostenibili dal punto di vista ecologico. Sono purtroppo più rare da trovare in commercio, e più costose. La maggioranza delle mascherine in circolazione è di tipo chirurgico, e possono essere usate al massimo per qualche ora, poi vanno gettate. Così come i guanti, che invece in nessun caso possono essere riutilizzati.
Precisiamo subito che questi materiali, così come i fazzoletti da naso usati, vanno gettati insieme ai rifiuti non riciclabili: non con la plastica, né con la carta, solo con l’indifferenziato. La soluzione più corretta è quindi portarli a casa e inserirli nel sacco o nel bidone grigio. Se siamo all’aperto, possiamo gettarli anche nei cestini per i piccoli rifiuti, ma facendo attenzione, se il cestino è pieno, a che non escano. Nel modo più assoluto non vanno gettati a terra, o nascosti tra le auto parcheggiate o tra i cespugli. Disfarsene in questo modo pur di non portarle in casa è un atto incivile, irrispettoso per il prossimo e per l’ambiente.
Eppure sono sempre più frequenti le immagini di mascherine e guanti abbandonati per strada, sui marciapiedi, nelle aree verdi. Se ne vedono addirittura in spiaggia o in riva al mare, indice che qualcuno le butta nei corsi d’acqua e da qui arrivano facilmente al mare, con l’effetto di aggravare il già devastante problema della plastica nei mari.
Naturalmente il tema dei rifiuti abbandonati non riguarda solo mascherine e guanti. Ad abbandonare questi oggetti sono spesso gli stessi individui che gettano a terra senza troppi scrupoli scontrini, cartacce, o banalmente mozziconi di sigarette (alzi la mano il fumatore che non l’ha mai fatto). Oggi però, considerato il tipo di rifiuto potenzialmente infetto, questo comportamento è ancora più deprecabile.
L’appello al senso civico è quindi a 360 gradi: dalla responsabilità individuale nel distanziamento sociale alla buona educazione da mettere in pratica nell’igiene delle mani e nella gestione di questi nuovi scarti, l’impegno personale di ciascuno di noi è determinante per uscire il prima possibile dall’emergenza.